Fondazione Pequeño Trabajador

La Fondazione Pequeno Trabajador è un movimento di bambini e adolescenti lavoratori attivo da oltre 24 anni nel barrio Patio Bonito, alla periferia di Bogotà.

Patio Bonito conta oltre 100.000 abitanti, anche se cifre non ufficiali ne stimano più di 150.000. Molti di loro sono desplazados: sfollati. In Colombia migliaia di persone sono infatti costrette ad abbandonare casa e famiglia per sfuggire alla povertà o, soprattutto, alla minaccia armata dei guerriglieri, dei paramilitari, dei criminali organizzati. Il 50% di loro sono bambini, quasi sempre privi dei genitori.

Patio Bonito è la terza zona di Bogotà per densità di popolazione desplazada e forse proprio per questo presenta alti indici di povertà, aggravati da uno sviluppo urbano disordinato e da una cronica limitatezza dei servizi sanitari e educativi. Le possibilità d’impiego sono esigue: la gente cerca di trovare lavoro fra i venditori ambulanti, nel settore del riciclaggio, oppure al Corabastos, il più grande mercato ortofrutticolo del Paese. La criminalità, anche per questo, è invece molto forte, e le violenze sono all’ordine del giorno: impressionante il numero di omicidi, stupri, maltrattamenti e attività militari irregolari che si svolgono nel quartiere, anche per opera di bande armate di giovanissimi criminali. Tutto ciò fa di Patio Bonito una delle zone più pericolose di tutta Bogotà.

La condizione dei bambini, in un simile contesto, non può che essere traumatica: la violenza rappresenta la normalità, sia in famiglia, che all’esterno. L’offerta educativa è bassa mentre l’abbandono scolastico è altissimo. Inesistenti sono i mezzi di espressione, gli spazi di formazione o di ricreazione; della drammatica scarsità di prospettive lavorative dignitose abbiamo già parlato.

Tutti questi elementi, aggravati dal fatto che molti bambini sono desplazados responsabili di se stessi, contribuiscono a incrementare il fenomeno del lavoro minorile. Già a partire dall’età di sei anni i bambini iniziano ad aiutare i genitori a lavorare, prevalentemente nel mercato ortofrutticolo di Corabastos, dove scaricano e caricano frutta e verdura dai camion, ma anche nella vendita ambulante di generi alimentari, nel riciclaggio di carta, bottiglie, lattine, utensili e altri oggetti di ogni tipo; si riciclano anche la frutta e la verdura buttata a Corabastos perché non vendibile.

I bambini deplazados sono particolarmente vulnerabili: vittime dell’esclusione sociale, sono più facilmente sfruttabili e spesso costretti a lavorare un numero spropositato di ore, fatto che impedisce loro anche di frequentare normalmente la scuola, a cui raramente hanno accesso.

Le politiche di sradicamento del lavoro infantile promosse dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro non migliorano la situazione. Negli ultimi anni sono stati infatti attivati mezzi repressivi per impedire ai minori di lavorare, ma questa politica non solo non si è rivelata efficace, ha provocato gravi danni: i bambini, non potendo più lavorare nel mercato ortofrutticolo, hanno cercato nuovi lavori spesso da svolgersi di notte, in luoghi poco controllati dalla polizia. Non solo: sono aumentate anche la microcriminalità e i delitti contro la persona. I bambini e adolescenti che non possono più lavorare sono infatti maggiormente attratti dalle molte occasioni offerte loro per entrare a far parte di una banda giovanile o di un’organizzazione armata dedita al traffico della droga e della prostituzione. Molto spesso si tratta di adolescenti che non hanno potuto studiare e che ormai hanno un’età che non permette loro di iniziare il ciclo di studi nella scuola pubblica: privati del lavoro, si ritrovano ad avere molto tempo libero che, in mancanza di valide alternative, impiegano in attività illecite. Particolarmente colpiti, ancora una volta, sono i bambini deplazados, che cadono facilmente vittime delle reti della prostituzione e della droga.

Ciò che le politiche dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro non vogliono tener presente è che le famiglie hanno bisogno del contributo economico dei loro figli per poter sopravvivere: per questo il lavoro minorile al momento non può né deve essere stroncato in modo cieco e indiscriminato.

La Fondazione Pequeño Trabajador per difendere i NATs dallo sfruttamento e contemporaneamente informarli dei loro diritti ha attivato quattro aree operative:

  • area pedagogica. Dal 1998 è attiva una scuola elementare (Estudio Taller para NATs) nata per rispondere al bisogno di educazione dei bambini lavoratori, per i quali l’accesso all’educazione primaria è particolarmente difficile, sia a causa del limitato numero di posti disponibili, sia per via dell’esclusione sociale che li mette sempre ai margini di ogni attività. Oltre alle materie di base, la scuola, che è interamente gestita della Fondazione, ha deciso di puntare sull’insegnamento di contenuti mirati che aiutino i bambini a sviluppare la coscienza del proprio protagonismo, la cittadinanza attiva, il senso di responsabilità verso sé e verso la comunità. Si è rivelata una strategia vincente la scelta di offrire loro come insegnanti ex-bambini lavoratori, decisione che ha permesso di evitare l’impostazione scolastica tradizionale, verso cui i bambini mostrano insofferenza, per sviluppare una modalità di approccio orizzontale. L’utilizzo di una pedagogia adeguata consente anche una maggiore attenzione verso i traumi subiti da questi ragazzi, spesso desplazados, che richiedono una particolare sensibilità.Recentemente la Fondazione ha avviato le pratiche di legalizzazione per poter essere riconosciuta anche come scuola superiore, in modo da poter organizzare un percorso che copra l’intero iter scolastico.Sempre all’interno dell’area pedagogica, ci si è accorti anche della necessità di sviluppare un approccio educativo più integrale per i NATs. Non bastava educare i ragazzi: occorreva educare anche i genitori. Molto spesso i minori si scontravano con l’ostilità della propria famiglia, che non comprendeva l’importanza di poter ricevere un’educazione mirata all’empowerment dell’individuo. La cultura tipica delle zone rurali, da cui proviene la maggior parte dei desplazados, considera infatti i bambini semplice forza-lavoro da impiegare nella proprietà della famiglia. Per questo le proposte della Fondazione, come quella di offrire ai bambini lavoratori la possibilità di conoscere i propri diritti e doveri, o di apprendere un lavoro degno, ad esempio lavorando nei laboratori di economia solidale, non trovavano una facile comprensione nei genitori. Essi dovevano e devono ancora capire che le dinamiche della città in cui sono stati costretti ad emigrare sono molto diverse da quelle del loro paese originario: le condizioni di lavoro dei loro figli sono diventate molto più pesanti, e minacciano la loro salute sia psichica che fisica.

    Grazie all’approccio integrale elaborato dalla Fondazione si è sviluppato un crescente riconoscimento dell’importanza delle sue proposte all’interno di tutta comunità locale, che ha cominciato ad appoggiarla in modo partecipe; un risultato poco consueto in un Paese che per la presenza dei gruppi armati irregolari tende piuttosto ad una marcata omertà.

  • area politica. La Fondazione fa parte del MOLACNATs, movimento latino americano NATs, ed è sede della sua piattaforma in internet, finanziata da Save the Children Svezia, la quale permette di coordinare le azioni dei diversi movimenti nazionali a livello latino-americano. L’area politica è l’incaricata di mantenere gli accordi istituzionali e di effettuare un’opportuna attività di lobbying per il riconoscimento della valorizzazione critica del lavoro infantile da parte del governo colombiano. Si tratta di un’azione politica che non prevede lo sradicamento del fenomeno del lavoro minorile ma un graduale miglioramento delle condizioni di lavoro dei bambini lavoratori, affinché essi possano vivere il lavoro come un momento di formazione e di crescita che non leda la loro infanzia.
  • area umana. È l’area di più recente formazione, nata per rispondere alle costanti sfide trasversali sorte nei diversi ambiti in cui l’organizzazione opera. Gli interventi riguardano il miglioramento della salute fisica e nutrizionale, l’attività di mediazione giuridica dei conflitti, come pratica di pacificazione all’interno della famiglia, della scuola e della comunità, ma anche attività rivolte all’educazione sessuale, con l’obiettivo di ridurre i fenomeni di abuso e violenza intra ed extra-familiare.
  • area produttiva. Per rispondere attivamente alle esigenze manifestate dagli stessi NATs e per dare loro un’opportunità concreta di uscire dallo sfruttamento minorile la Fondazione ha creato alcuni laboratori di economia solidale. I laboratori, gestiti dai collaboratori ex-NATs della Fondazione, permettono di ricevere una formazione di base sui principi dell’economia solidale e di esercitare un’attività lavorativa in condizioni degne, con orari limitati che permettono anche lo studio e l’attività ricreativa. Le attività artigianali che si stanno implementando sono nate a partire da uno studio di fattibilità che ha tenuto conto delle esigenze dei bambini, dei costi di produzione e dei possibili mercati di sbocco. Attualmente i laboratori prevedono la produzione di carta riciclata (attività che ha anche un indubbio valore educativo) grazie a cui si confezionano biglietti augurali; agende e portafoto rivestiti in buccia di mandarino; collane, braccialetti e cinture create utilizzando materiali naturali come semi e cocco.

L’associazione Little Hands collabora con la Fondazione Pequeno Trabajadores offrendo nuovi sbocchi di vendita a questi prodotti, senza cui i bambini e i ragazzi colombiani rischierebbero di tornare vittime di alcune delle peggiori forme di sfruttamento del lavoro.

Contatti

Little Hands
Phone: +393391231130






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